Le competenze tecniche o hard skills, sono certamente fondamentali per un Consulente Patrimoniale, che desidera proporre soluzioni che proteggano, tutelino e facciano accrescere il patrimonio. Prima di potere mettere in atto le hard skills, è fondamentale possedere buone competenze relazionali o soft skills, per venire a conoscenza dei reali bisogni, delle dinamiche familiari e delle leve emotive che talvolta contano di più della ricchezza tangibile. Avere buone capacità relazionali vuol dire: · saper porre domande · saper ascoltare · saper stare in silenzio Domandare, ascoltare e saper stare in silenzio afferiscono ad un’arte che si impara e che permette di conoscere i bisogni; questo “prima” di proporre soluzioni. Nel momento in cui è richiesta una consulenza patrimoniale, si devono affrontare tematiche che coinvolgono anche i rapporti personali, ad esempio, con i familiari dell’imprenditore. Quando si vuole affrontare un passaggio generazionale, non si può non coinvolgere tutti gli attori interessati, affinché si possa garantire una continuità aziendale, a tutela sia del patrimonio della famiglia sia di quello dei lavoratori coinvolti. La relazione poggia sulla fiducia, che ne diventa il fulcro. Fiducia che permette, poi, di passare alla fase seguente, quella nella quale le hard skills consentono di trovare le soluzioni idonee per raggiungere l’obiettivo condiviso. In una relazione efficace è importante avere una allenata capacità di adattamento, che reca con sé due grossi vantaggi: a) trovare quello che accomuna per sintonizzarsi nello stesso “canale” di comunicazione, b) generare di conseguenza credibilità e autorevolezza. Per questo è necessario conoscere e riconoscere gli schemi mentali del proprio interlocutore, e i suoi valori prevalenti; successivamente è di primaria importanza costruire argomentazioni adeguate alla sua forma mentis, comprendendo ad esempio, se decide in prima persona o se, per decidere, ha bisogno di un supporto esterno. La flessibilità, insieme alla disponibilità, permette di trovare possibili alternative alle richieste che possono essere fatte. Ogni cliente è un unicum con le sue esigenze, palesi o latenti, al quale occorre offrire soluzioni che debbano soddisfare i bisogni per un futuro sereno. Competenze tecniche e relazionali vanno coltivate di pari passo per trovare il giusto “equilibrio” tra i bisogni e la soluzione idonea per soddisfarli. L’innovazione aiuta e aiuterà sempre di più ad analizzare i dati e a costruire portafogli efficienti; non potrà però interpretare i bisogni del cliente né tantomeno motivarlo all’azione. Sarà la relazione creata in un clima di empatia e fiducia che favorirà la pianificazione di un passaggio generazionale o di una ottimizzazione della gestione di un patrimonio. R. W. Emerson sosteneva: “Il pensiero è il fiore; il linguaggio il bocciolo; l’azione il frutto che nascerà”. Comunicare in modo efficace genera “ecologia relazionale”. I vantaggi di questo? Generare emozioni che aiutino a passare all’azione, trovando la soluzione adeguata.
Le skills del Consulente Patrimoniale Le competenze tecniche o hard skills, sono certamente fondamentali per un Consulente Patrimoniale, che desidera proporre soluzioni che proteggano, tutelino e facciano accrescere il patrimonio. Prima di potere mettere in atto le hard skills, è fondamentale possedere buone competenze relazionali o soft skills, per venire a conoscenza dei reali bisogni, delle dinamiche familiari e delle leve emotive che talvolta contano di più della ricchezza tangibile. Avere buone capacità relazionali vuol dire: · saper porre domande · saper ascoltare · saper stare in silenzio Domandare, ascoltare e saper stare in silenzio afferiscono ad un’arte che si impara e che permette di conoscere i bisogni; questo “prima” di proporre soluzioni. Nel momento in cui è richiesta una consulenza patrimoniale, si devono affrontare tematiche che coinvolgono anche i rapporti personali, ad esempio, con i familiari dell’imprenditore. Quando si vuole affrontare un passaggio generazionale, non si può non coinvolgere tutti gli attori interessati, affinché si possa garantire una continuità aziendale, a tutela sia del patrimonio della famiglia sia di quello dei lavoratori coinvolti. La relazione poggia sulla fiducia, che ne diventa il fulcro. Fiducia che permette, poi, di passare alla fase seguente, quella nella quale le hard skills consentono di trovare le soluzioni idonee per raggiungere l’obiettivo condiviso. In una relazione efficace è importante avere una allenata capacità di adattamento, che reca con sé due grossi vantaggi: a) trovare quello che accomuna per sintonizzarsi nello stesso “canale” di comunicazione, b) generare di conseguenza credibilità e autorevolezza. Per questo è necessario conoscere e riconoscere gli schemi mentali del proprio interlocutore, e i suoi valori prevalenti; successivamente è di primaria importanza costruire argomentazioni adeguate alla sua forma mentis, comprendendo ad esempio, se decide in prima persona o se, per decidere, ha bisogno di un supporto esterno. La flessibilità, insieme alla disponibilità, permette di trovare possibili alternative alle richieste che possono essere fatte. Ogni cliente è un unicum con le sue esigenze, palesi o latenti, al quale occorre offrire soluzioni che debbano soddisfare i bisogni per un futuro sereno. Competenze tecniche e relazionali vanno coltivate di pari passo per trovare il giusto “equilibrio” tra i bisogni e la soluzione idonea per soddisfarli. L’innovazione aiuta e aiuterà sempre di più ad analizzare i dati e a costruire portafogli efficienti; non potrà però interpretare i bisogni del cliente né tantomeno motivarlo all’azione. Sarà la relazione creata in un clima di empatia e fiducia che favorirà la pianificazione di un passaggio generazionale o di una ottimizzazione della gestione di un patrimonio. R. W. Emerson sosteneva: “Il pensiero è il fiore; il linguaggio il bocciolo; l’azione il frutto che nascerà”. Comunicare in modo efficace genera “ecologia relazionale”. I vantaggi di questo? Generare emozioni che aiutino a passare all’azione, trovando la soluzione adeguata.
Le competenze tecniche o hard skills, sono certamente fondamentali per un Consulente Patrimoniale, che desidera proporre soluzioni che proteggano, tutelino e facciano accrescere il patrimonio.
Prima di potere mettere in atto le hard skills, è fondamentale possedere buone competenze relazionali o soft skills, per venire a conoscenza dei reali bisogni, delle dinamiche familiari e delle leve emotive che talvolta contano di più della ricchezza tangibile.
Avere buone capacità relazionali vuol dire:
- saper porre domande
- saper ascoltare
- saper stare in silenzio
Domandare, ascoltare e saper stare in silenzio afferiscono ad un’arte che si impara e che permette di conoscere i bisogni, tutto ciò “prima” di proporre soluzioni.
Nel momento in cui è richiesta una consulenza patrimoniale, si devono affrontare tematiche che coinvolgono anche i rapporti personali, ad esempio con i familiari dell’imprenditore.
Quando si vuole affrontare un passaggio generazionale, non si può non coinvolgere tutti gli attori interessati, affinché si possa garantire una continuità aziendale, a tutela sia del patrimonio della famiglia sia di quello dei lavoratori coinvolti.
La relazione si fonda sulla fiducia, che ne diventa il fulcro. Fiducia che permette, successivamente, di passare alla fase seguente, quella nella quale le hard skills consentono di trovare le soluzioni idonee per raggiungere l’obiettivo condiviso.
In una relazione efficace è importante avere una allenata capacità di adattamento, che reca con sé due grossi vantaggi:
a) trovare quello che accomuna per sintonizzarsi nello stesso “canale” di comunicazione
b) generare di conseguenza credibilità e autorevolezza.
Per questo è necessario conoscere e riconoscere gli schemi mentali del proprio interlocutore, e i suoi valori prevalenti. Successivamente è di primaria importanza costruire argomentazioni adeguate alla sua forma mentis, comprendendo ad esempio, se decide in prima persona o se per decidere ha bisogno di un supporto esterno.
La flessibilità, insieme alla disponibilità, permettono di trovare possibili alternative alle richieste che possono essere fatte.
Ogni cliente è un unicum con le sue esigenze, palesi o latenti, al quale occorre offrire soluzioni che debbano soddisfare i bisogni per un futuro sereno.
Competenze tecniche e relazionali vanno coltivate di pari passo per trovare il giusto “equilibrio” tra i bisogni e la soluzione idonea per soddisfarli.
L’innovazione aiuta e aiuterà sempre di più ad analizzare i dati e a costruire portafogli efficienti, ma non potrà interpretare i bisogni del cliente né tantomeno motivarlo all’azione. Sarà la relazione creata in un clima di empatia e fiducia che favorirà la pianificazione di un passaggio generazionale o di una ottimizzazione della gestione di un patrimonio.
R. W. Emerson sosteneva:
“Il pensiero è il fiore; il linguaggio il bocciolo; l’azione il frutto che nascerà”.
Comunicare in modo efficace genera “ecologia relazionale”.
I vantaggi di questo?
Generare emozioni che aiutino a passare all’azione, trovando la soluzione adeguata.
Hai trovato interessante questo articolo?
Vuoi approfondire l’argomento in consulenza con me? Contattami, prendiamo un appuntamento
Le skills del Consulente Patrimoniale Le competenze tecniche o hard skills, sono certamente fondamentali per un Consulente Patrimoniale, che desidera proporre soluzioni che proteggano, tutelino e facciano accrescere il patrimonio. Prima di potere mettere in atto le hard skills, è fondamentale possedere buone competenze relazionali o soft skills, per venire a conoscenza dei reali bisogni, delle dinamiche familiari e delle leve emotive che talvolta contano di più della ricchezza tangibile. Avere buone capacità relazionali vuol dire: · saper porre domande · saper ascoltare · saper stare in silenzio Domandare, ascoltare e saper stare in silenzio afferiscono ad un’arte che si impara e che permette di conoscere i bisogni; questo “prima” di proporre soluzioni. Nel momento in cui è richiesta una consulenza patrimoniale, si devono affrontare tematiche che coinvolgono anche i rapporti personali, ad esempio, con i familiari dell’imprenditore. Quando si vuole affrontare un passaggio generazionale, non si può non coinvolgere tutti gli attori interessati, affinché si possa garantire una continuità aziendale, a tutela sia del patrimonio della famiglia sia di quello dei lavoratori coinvolti. La relazione poggia sulla fiducia, che ne diventa il fulcro. Fiducia che permette, poi, di passare alla fase seguente, quella nella quale le hard skills consentono di trovare le soluzioni idonee per raggiungere l’obiettivo condiviso. In una relazione efficace è importante avere una allenata capacità di adattamento, che reca con sé due grossi vantaggi: a) trovare quello che accomuna per sintonizzarsi nello stesso “canale” di comunicazione, b) generare di conseguenza credibilità e autorevolezza. Per questo è necessario conoscere e riconoscere gli schemi mentali del proprio interlocutore, e i suoi valori prevalenti; successivamente è di primaria importanza costruire argomentazioni adeguate alla sua forma mentis, comprendendo ad esempio, se decide in prima persona o se, per decidere, ha bisogno di un supporto esterno. La flessibilità, insieme alla disponibilità, permette di trovare possibili alternative alle richieste che possono essere fatte. Ogni cliente è un unicum con le sue esigenze, palesi o latenti, al quale occorre offrire soluzioni che debbano soddisfare i bisogni per un futuro sereno. Competenze tecniche e relazionali vanno coltivate di pari passo per trovare il giusto “equilibrio” tra i bisogni e la soluzione idonea per soddisfarli. L’innovazione aiuta e aiuterà sempre di più ad analizzare i dati e a costruire portafogli efficienti; non potrà però interpretare i bisogni del cliente né tantomeno motivarlo all’azione. Sarà la relazione creata in un clima di empatia e fiducia che favorirà la pianificazione di un passaggio generazionale o di una ottimizzazione della gestione di un patrimonio. R. W. Emerson sosteneva: “Il pensiero è il fiore; il linguaggio il bocciolo; l’azione il frutto che nascerà”. Comunicare in modo efficace genera “ecologia relazionale”. I vantaggi di questo? Generare emozioni che aiutino a passare all’azione, trovando la soluzione adeguata.
Le skills del Consulente Patrimoniale Le competenze tecniche o hard skills, sono certamente fondamentali per un Consulente Patrimoniale, che desidera proporre soluzioni che proteggano, tutelino e facciano accrescere il patrimonio. Prima di potere mettere in atto le hard skills, è fondamentale possedere buone competenze relazionali o soft skills, per venire a conoscenza dei reali bisogni, delle dinamiche familiari e delle leve emotive che talvolta contano di più della ricchezza tangibile. Avere buone capacità relazionali vuol dire: · saper porre domande · saper ascoltare · saper stare in silenzio Domandare, ascoltare e saper stare in silenzio afferiscono ad un’arte che si impara e che permette di conoscere i bisogni; questo “prima” di proporre soluzioni. Nel momento in cui è richiesta una consulenza patrimoniale, si devono affrontare tematiche che coinvolgono anche i rapporti personali, ad esempio, con i familiari dell’imprenditore. Quando si vuole affrontare un passaggio generazionale, non si può non coinvolgere tutti gli attori interessati, affinché si possa garantire una continuità aziendale, a tutela sia del patrimonio della famiglia sia di quello dei lavoratori coinvolti. La relazione poggia sulla fiducia, che ne diventa il fulcro. Fiducia che permette, poi, di passare alla fase seguente, quella nella quale le hard skills consentono di trovare le soluzioni idonee per raggiungere l’obiettivo condiviso. In una relazione efficace è importante avere una allenata capacità di adattamento, che reca con sé due grossi vantaggi: a) trovare quello che accomuna per sintonizzarsi nello stesso “canale” di comunicazione, b) generare di conseguenza credibilità e autorevolezza. Per questo è necessario conoscere e riconoscere gli schemi mentali del proprio interlocutore, e i suoi valori prevalenti; successivamente è di primaria importanza costruire argomentazioni adeguate alla sua forma mentis, comprendendo ad esempio, se decide in prima persona o se, per decidere, ha bisogno di un supporto esterno. La flessibilità, insieme alla disponibilità, permette di trovare possibili alternative alle richieste che possono essere fatte. Ogni cliente è un unicum con le sue esigenze, palesi o latenti, al quale occorre offrire soluzioni che debbano soddisfare i bisogni per un futuro sereno. Competenze tecniche e relazionali vanno coltivate di pari passo per trovare il giusto “equilibrio” tra i bisogni e la soluzione idonea per soddisfarli. L’innovazione aiuta e aiuterà sempre di più ad analizzare i dati e a costruire portafogli efficienti; non potrà però interpretare i bisogni del cliente né tantomeno motivarlo all’azione. Sarà la relazione creata in un clima di empatia e fiducia che favorirà la pianificazione di un passaggio generazionale o di una ottimizzazione della gestione di un patrimonio. R. W. Emerson sosteneva: “Il pensiero è il fiore; il linguaggio il bocciolo; l’azione il frutto che nascerà”. Comunicare in modo efficace genera “ecologia relazionale”. I vantaggi di questo? Generare emozioni che aiutino a passare all’azione, trovando la soluzione adeguata.
Le skills del Consulente Patrimoniale Le competenze tecniche o hard skills, sono certamente fondamentali per un Consulente Patrimoniale, che desidera proporre soluzioni che proteggano, tutelino e facciano accrescere il patrimonio. Prima di potere mettere in atto le hard skills, è fondamentale possedere buone competenze relazionali o soft skills, per venire a conoscenza dei reali bisogni, delle dinamiche familiari e delle leve emotive che talvolta contano di più della ricchezza tangibile. Avere buone capacità relazionali vuol dire: · saper porre domande · saper ascoltare · saper stare in silenzio Domandare, ascoltare e saper stare in silenzio afferiscono ad un’arte che si impara e che permette di conoscere i bisogni; questo “prima” di proporre soluzioni. Nel momento in cui è richiesta una consulenza patrimoniale, si devono affrontare tematiche che coinvolgono anche i rapporti personali, ad esempio, con i familiari dell’imprenditore. Quando si vuole affrontare un passaggio generazionale, non si può non coinvolgere tutti gli attori interessati, affinché si possa garantire una continuità aziendale, a tutela sia del patrimonio della famiglia sia di quello dei lavoratori coinvolti. La relazione poggia sulla fiducia, che ne diventa il fulcro. Fiducia che permette, poi, di passare alla fase seguente, quella nella quale le hard skills consentono di trovare le soluzioni idonee per raggiungere l’obiettivo condiviso. In una relazione efficace è importante avere una allenata capacità di adattamento, che reca con sé due grossi vantaggi: a) trovare quello che accomuna per sintonizzarsi nello stesso “canale” di comunicazione, b) generare di conseguenza credibilità e autorevolezza. Per questo è necessario conoscere e riconoscere gli schemi mentali del proprio interlocutore, e i suoi valori prevalenti; successivamente è di primaria importanza costruire argomentazioni adeguate alla sua forma mentis, comprendendo ad esempio, se decide in prima persona o se, per decidere, ha bisogno di un supporto esterno. La flessibilità, insieme alla disponibilità, permette di trovare possibili alternative alle richieste che possono essere fatte. Ogni cliente è un unicum con le sue esigenze, palesi o latenti, al quale occorre offrire soluzioni che debbano soddisfare i bisogni per un futuro sereno. Competenze tecniche e relazionali vanno coltivate di pari passo per trovare il giusto “equilibrio” tra i bisogni e la soluzione idonea per soddisfarli. L’innovazione aiuta e aiuterà sempre di più ad analizzare i dati e a costruire portafogli efficienti; non potrà però interpretare i bisogni del cliente né tantomeno motivarlo all’azione. Sarà la relazione creata in un clima di empatia e fiducia che favorirà la pianificazione di un passaggio generazionale o di una ottimizzazione della gestione di un patrimonio. R. W. Emerson sosteneva: “Il pensiero è il fiore; il linguaggio il bocciolo; l’azione il frutto che nascerà”. Comunicare in modo efficace genera “ecologia relazionale”. I vantaggi di questo? Generare emozioni che aiutino a passare all’azione, trovando la soluzione adeguata.
Commenti recenti